Questa è la strana storia del viaggio in Ucraina del giovane scrittore Jonathan, alla ricerca delle sue origini. Assieme a lui il team “Viaggi Tradizione”: il suo interprete Alexander (<<Alex?>>Io ho detto di sì. <<Sei il mio interprete, vero?>> Io gli ho chiesto di andare lento perché non capivo), il nonno cieco alla guida e l’imbarazzante cane Sammy Davis Junior Junior al seguito.
Intriso di una comicità esilarante come di riflessioni amare e potenti.
<<Ogni mattina si svegliava con il desiderio di far bene, di essere un uomo buono e avveduto: di essere – nella semplicità del suono e nell’impossibile realtà della parola – felice. E nel corso di ogni giornata il cuore gli calava dal petto nello stomaco. Al primo pomeriggio era oppresso dalla sensazione che niente fosse giusto o meglio niente fosse giusto per lui, e dal desiderio di essere solo. A sera era appagato: solo, nella illimitatezza del suo dolore; solo nella sua colpa senza scopo; solo, perfino nella sua solitudine. Non sono triste, io, si ripeteva tante volte. Non sono triste, come se un giorno potesse riuscire a convincersi. O a gabbare se stesso. O a convincere gli altri – peggio di essere triste è solo quando gli altri sanno che sei triste. Non sono triste. Non sono triste.>>
E il racconto di Jonathan è un viaggio a ritroso nel tempo: la storia di suo nonno, la ricerca di Augustine che lo salvò dai Nazisti e più indietro fino alle origini dello stesso shtetl …
<<Non venivano mai proferite parole d’odio, né si alzavano mani. Ancor di più: non venivano mai proferite parole di rabbia, e nulla era negato. Ma ancor di più, non venivano mai proferite parole che non fossero d’amore, e tutto era portato come un ulteriore, piccolo elemento probatorio del fatto che così può essere, e non dev’essere altrimenti; se nel mondo non c’è amore faremo un altro mondo, e lo circonderemo di mura massicce e lo arrederemo con interni rossi e soffici, e gli forniremo un battaglio che suoni come un diamante caduto nel feltro di un gioielliere in modo che non lo sentiamo mai. Amami perché l’amore non esiste e io ho provato tutto ciò che esiste.>>
Indietro fino al giorno in cui il carro di Trachim sprofondò nel fiume e della piccola Brod che affiorò dalle sue acque e di Yankel che la prese con sé e dell’uomo di Kolki che la sposò.
Quel che resta di Trachimbrod oggi, per Jonathan, è tutto qui: storie straordinarie, di fantasia e amori e solitudini e passioni. Tante storie di tante vite, più la sua, quella di Alexander, suo nonno e Sammy Davis Junior Junior.
<<Quale sapore aveva la mela, Adamo?>>
“Ogni cosa è illuminata”
Jonathan Safran Foer
edito da Guanda,
327 pag.
QUI la mia precedente lettura! Enjoy!