<<Un uomo, quello voleva, dolce come il miele, puro come la manna, forte come il ferro, caldo come il fuoco.>>
Questa è la storia di quando manna e miele incontrarono ferro e fuoco. E’ la storia di don Francesco barone di Ventimiglia e della sua sposa bambina, Romilda.
<<Il fatto era che la vita cresceva dentro sua moglie, e aveva trasformato quella picciridda in una dea intoccabile. Di fronte a tanta potenza lui si sentiva fragile, indifeso. Perciò ce l’aveva tanto con lei.>>
Un uomo avanti con l’età, nobile per caso, potente e solitario. Una ragazzina duci come il miele, bella e un po’ magica (a me ha subito portato alla mente Remedios la bella di “Cent’anni di solitudine”, la ricordate? E di conseguenza anche la sua versione successiva, riveduta e corretta, de “La casa degli spiriti”, Rosa la bella).
<<“Congratulazioni, signor barone! Avete sbaragliato i concorrenti, anzi il concorrente. Un poco moscio questo Parlato, manco due rilanci ha voluto fare….ma buon per voi. Ora siete il proprietario del convento nella forma, ché nella sostanza lo siete stato subito. Cent’anni di salute a voi che ve lo dovete proprio godere…” L’augurio aveva più il sapore di un anatema e don Francesco fu lesto a fare gli scongiuri frugando con le mani dentro i pantaloni.>>
E poi la sua famiglia, Alfonso e Maricchia, e i fratelli Tanuzzo, Nino e Mariuzzo, e l’antica arte di “fare manna” (per tutti coloro che si fossero sempre interrogati su cosa fosse questa cosa misteriosa appresa al catechismo…).
<<Il 1870 fu quindi un anno di grandi cambiamenti, per la famiglia Gelardi e per l’Italia tutta: Romilda e Roma erano state prese>>
Ma è anche la storia della Sicilia ai tempi del Risorgimento, dell’unità d’Italia, di Garibaldi e Cavour, i Savoia e i Borbone, di un paese in fermento.
Le aspettative erano alte: la mia attuale passione per la Sicilia, uno dei miei periodi storici preferiti uniti ad un’autrice d’eccezione. Tuttavia le mie precedenti letture della sempre stimata Torregrossa (“Il conto delle minne” e “L’assaggiatrice“) sono state più appassionanti, sebbene questo rimanga comunque un buon libro, scorrevole e ben scritto, non potrebbe essere altrimenti del resto! Ha avuto più il sapore di una grande premessa senza che la trama esplodesse, raggiungesse il suo fulcro. Anche se don Francesco in particolare riserva dei momenti di puro spasso!
<<Ogni donna sperimenta sulla propria pelle il patimento che può temporaneamente offuscare l’armonia delle sue fattezze, minare le sue certezze, farle dimenticare i suoi talenti. Ma il più delle volte la deprivazione può essere motore di una ricerca che la porta a scoprire il suo vero dono, e a dar vita ai suoi frutti migliori in piena libertà. Ma voi, signori, state attenti a non far patire troppo la vostra compagna: perché poi fruttificherà, e tra i suoi frutti più dolci potrebbe scoprire quello proibito della libertà.>>
L.
Una frivolezza: ma quanto è bella questa copertina?!
